rss
twitter
    Seguici su Twitter :)

lunedì 21 febbraio 2011

Pensare fuori dagli schemi (2ª parte)

di Patrick McCarthy
traduzione dall'originale inglese di: Marco Forti
Questa traduzione è stata autorizzata dall'autore (la riproduzione di questo testo è consentita solo con il consenso scritto dell'autore)


...continua dal post precedente ...

Il Karate divenne, nel corso di molti anni, un microcosmo dell’austera società12 nella quale venne forgiato, in particolare a seguito sia della sua trasformazione in attività ricreativa13 durante un periodo di radicale escalation militare14 che della profonda influenza esercitata dalla cultura15 del Budo giapponese. Il Karate proliferò come pratica ritualizzata e regolamentata nel Giappone dell’anteguerra, raggiungendo l’apice della popolarità in ambito universitario16. L’interesse straniero nel budo17 accrebbe gradualmente nel corso del periodo post-bellico fino a diventare fortemente radicato nella cultura occidentale a partire dagli anni sessanta del secolo scorso.

Prodotto di questa estesa eredità, fu durante quel periodo di popolarizzazione nel corso degli anni sessanta che Patrick McCarthy iniziò a studiare Karate18, ma dopo anni di studio19 divenne insoddisfatto delle pratiche20 applicative irrealistiche e dei contorti21 standard22 di insegnamento propri dell’allenamento delle 3-K23.

In particolare si chiedeva spesso che valore avesse insegnare agli allievi come rispondere a tecniche schematizzate come pugno opposto, colpo col dorso del pugno e calcio laterale quando era chiaro che questi colpi non rappresentavano gli attacchi comunemente usati negli scontri violenti reali24.
Ancor più importante, se il Karate riguardava solo colpire con pugni e calci25, come pontificavano le più alte fonti26, si chiedeva che bisogno ci fosse dei Kata27.
Dato che i Kata contengono miriadi di tecniche28, oltre al semplice colpire con pugni e calci, non poteva fare a meno di domandarsi quali fossero le intenzioni tattiche29 originarie dei loro creatori30.
Lo sfidare l’evoluzione storica e la veridicità pedagogica di questa tradizione ha fatto di McCarthy Sensei un eccellente educatore ed un bujin ispiratore (vedi anche La spada a doppio taglio).

... fine seconda parte ...


Copyright © Patrick McCarthy

NOTE

12. Il karate può essere visto come una rappresentazione in miniatura della cultura in cui si è sviluppato. Riflettendo gli antichi rituali confuciani, l’ideologia sociale e politica inflessibile con la convinzione profonda e spirituale che il karate fosse profondamente influenzato dal Meiji Kokutai no Hongi. Basato sul Kojiki e sul Nihon Shoki ("Antiche cronache sul Giappone") l’organizzazione politica nazionale imponeva l’assoluta obbedienza all’Imperatore, la prevenzione della democrazia, dell’individualismo e della libertà dei diritti. Venne rivista dal Monbusho (Ministro dell’Educazione) e ripubblicata nel 1937. Shushin - Aspettative educative (1880): l’oggetto principale dello Shushin era quello di imporre la lealtà all’Imperatore, l’obbedienza ai genitori, la dedizione per tutta la vita alla propria società. Nihonjinron: Teoria dell’unicità della razza giapponese.
13. Il Karate, come insegnato inizialmente da Funakoshi Gichin in Giappone, era limitato ai soli kata.
14. Il Karate venne dimostrato per la prima volta in Giappone nel 1917 (dimostrazione di Funakoshi Gichin e Matayoshi Shinko al Kyoto Butokuden), ed in seguito introdotto ed insegnato da Motobu Choki nel 1921, da Funakoshi Gichin nel 1922, da Miyagi Chojun e Mabuni Kenwa nel 1928 ed infine ratificato come forma del Budo giapponese nel dicembre del 1933. Questi anni ricadono nell’era giapponese della miniaturizzazione e c’è una teoria secondo la quale il Karate venne popolarizzato per supportare la macchina bellica giapponese.
15. In larga misura grazie agli sforzi di Konishi Yasuhiro (1893-1983) il karate venne introdotto all’ultra conservativo Dai Nippon Butoku Kai attraverso il dipartimento di Judo department dove venne forzato a conformarsi agli standar riconosciuti del Budo giapponese prima di essere ratificato come arte marziale ufficiale; [1. Eliminazione del prefisso (kara/Tou) che ne rifletteva l’origine cinese, sostituito dal termine ("kara"), che ne identificava meglio l’applicazione fisica. 2. Sostituzione del termine antiquato "jutsu", che enfatizzava la sua applicazione combattiva, con il suffisso "do/michi" che evidenziava lo scopo olistico e nazionale. 3. Eliminazione dei vestiti informali per l’allenamento e loro sostituzione con l’uniforme standard di pratica derivante da quella del Judo. 4. Eliminazione della fascia di origine cinese portata attorno ai fianchi e sostiuita dalla obi (cintura) analoga a quella in uso nel Judo. 5. Adozione ufficiale del sistema dei kyu/dan. 6. Creazione di una pratica competitiva per testare la prodezza fisica e lo spirito combattivo.
16. Il Karate divenne pratica popolare inizialmente tra gli studenti delle Università Takashoku, Meiji, Keio e Waseda.
17. Ju-jutsu, Judo, Karate, Aikido, Kendo ecc.
18. McCarthy iniziò ka oratuca del Karate nel 1968 a 13 anni sotto la guida di Adrian Gomes a Saint John (New Brunswick), Canada.
19. Prima di intraprendere i suoi studi con Kinjo Hiroshi in Giappone, McCarthy Sensei studiò karate con Masami Tsuruoka nel 1970/71 (Toronto), Dave Chong nel 1972/73 (Londra), Dan Pai nel 1973 (Hartford), Wally Slocki dal 1974 al1977 (Toronto), ed infine con Richard Kim, dello Zen Bei Butokukai dal 1977 al 1987.
20. "Battere le mani sopra la testa può spingere il tuo avversario a lanciare un attacco di calcio improvviso e scoordinato." Nakayama Masatoshi, serie Best Karate, (Unsu, Sochin e Nijushiho) pag. 140. Ohtsuka Hironori scrissse, "Naihanchi è composto da tre kata, Shodan, Ni-dan e San-dan, ma gli ultimi due sono pressoché inutili." Wado Ryu Karate" di Hironori Otsuka. Traduzione inglese a cura della Masters Publication, Ontario 1997, pag. 72
21. Parlando degli standard di insegnamento ai tempi della diffusione del karate in occidente, il primo allievo straniero di Nishiyama Hidetaka, Ray Dalke, scrisse: "Iniziai ad insegnare subito, quello che imparavo durante una lezione, lo insegnavo nella lezione successiva." Karate Masters di Jose M. Fraguas Unique publications 2001, pag. 34
22. Okazaki Teruyuki sensei scrisse, "Se usassi gli stessi metodi di insegnamento che seguivo quarant’anni fa’ non avrei nessun allievo oggi ". "Karate Masters" di Jose M. Fraguas Unique publications 2001, pag. 291.
23. Rule-bound practices based on kihon, kata & kumite with little or no relationship to the habitual acts of physical violence (HAPV).
24. Scenari di attacco sovraritualizzati e altamente inefficaci plagiano l’insegnamento del karate moderno. In molti casi all’aversario è richiesto di star immobile dopo aver colpito con un pugno opposto in attesa del contrattacco da parte del difensore!
25. Parlando di kata l’insegnante di Karate Wado Ryu, Signor Sakai disse a Mike Clarke, "Credo che lui (Ohtsuka Hironori) pensasse che il Kumite fosse più importante del kata. Anche in passato molti maestri non conoscevano il significato di alcuni movimenti nei kata. " 'Ricordi del Fondatore' – un intervista con Sakai Sensei, 8° Dan, Wado Ryu condotta da Mike Clark, redattore dell’Australasian Fighting Arts magazine. Australasian Fighting Arts Vol 18 N. 4 (1996) pagg. 57-58.
26. Dopo aver studiato per cinquant’anni, lo stimato maestro di Shotokan, Okazaki Teruyuki sensei, scrisse nel suo Manuale di Karate Moderno, che, "molte delle tecniche dei kata non sono utili se non in termini di esercizio fisico." Parlando di quel che si conosceva sui kata, negli anni quaranta, Hidetaka Nishiyama, in un’intervista pubblicata sulla rivista Fighting Arts International (N. 51), ricordava che molti dei suoi insegnanti si dimenticavano i kata e spesso dovevano ritrovarsi per unire i loro ricordi.
27. Nakayama Masatoshi scrisse in Best Karate - Volume 5, pag. 106, "Poiché questi (naihanchi) kata sono piuttosto monotoni, girate la testa in modo brusco ed energico."
28. Colpire con pugni e calci sono solo due tra le miriadi di tipi di tecniche previste dalla pratica; le altre tecniche servono a controllare, intrappolare, colpire con altre armi anatomiche, afferrare, proiettare, soffocare e manipolare le articolazioni, ecc…
29. In risposta ad una domanda su come vennero sviluppati gli altri 5 kata dell’Uechi Ryu, il maestro Tomoyose raccontò ad una folla di entusiasti “Dopo la Seconda Guerra Mondiale erano così poveri che spesso diventava un problema trovare i soldi per nutrire le loro famiglie. Una delle poche cose che potevano fare era quella di organizzare dimostrazioni di Karate e chiedere agli spettatori una quota d’ingresso. Il problema era che facevano i tre kata un po’ di esercizi di rottura e un po’ di sparring ed era tutto finito.. gli spettatori erano scontenti perché non ritenevano che questo ripagasse adeguatamente il loro denaro, così Kanei Uechi, R. Tomoyose e i loro contemporanei si incontrarono per sviluppare nuovi kata in modo che le loro dimostrazioni diventassero più lunghe e le persone venissero invogliate a pagare per vederle…!” – Bruce Hirabayashi sul forum di discussione del sito Uechi-Ryu.com
30. Ray Dalke Sensei scrisse, "Sensei Nishiyama insegnava molto raramente il bunkai - infatti non ho ricordi di quando lo insegnò." Karate Masters di Jose M. Fraguas Unique publications 2001, pag. 43