traduzione dall'originale inglese di: Marco Forti
Questa traduzione è stata autorizzata dall'autore (la riproduzione di questo testo è consentita solo con il consenso scritto dell'autore)

Canadese emigrato in Australia, McCarthy ha studiato l’Arte del Karate fin dall’adolescenza, ha provato il piacere di una carriera competitiva eccellente6 prima di imbarcarsi in un lungo viaggio quale ricercatore di settore in Giappone, dove è divenuto infine un autore di best-seller7.
Persona che ha fatto dello svelare i misteri del Karate l’opera8 della sua vita, Patrick McCarthy è convinto che il Tigwa9 si sia evoluto come sintesi multiforme di non meno di quattro discipline10 individuali, e che venne infine semplificato in una disciplina di impatto percussivo più pragmatica per servire quale veicolo di promozione della forma fisica e della conformità sociale11.
... fine prima parte ...
Copyright © Patrick McCarthy
traduzione dall'originale inglese di: Marco Forti
Questa traduzione è stata autorizzata dall'autore (la riproduzione di questo testo è consentita solo con il consenso scritto dell'autore)
___________________________
NOTE
1. Letteralmente “Mano di Okinawa” (cioè Okinawa-te). Popolarizzato nell’ultima decade è il termine locale okinawense che identifica il karate.
2. Editore della prima rivista giapponese sul Karate (1957; Gekkan Karatedo) Kinjo Hiroshi (1919) è un autore con molte pubblicazioni al suo attivo, uno storico molto stimato nella comunità giapponese del Karate tradizionale nonché maestro di 4ª generazione di Uchinadi che ha studiato sotto la guida diretta di Hanashiro Chomo, Tokuda Anbun e Gusukuma Shimpan. Il Maestro Kinjo ha studiato anche kobudo Yamane-ryu sotto la guida diretta di Oshiro Chojo, allievo prediletto di Chinen Sanda (1882-1942).
3. Hanashiro Chomo è stato l’autore del primo libro sul karate, pubblicato nel 1905 col titolo "Karate Kumite" nel quale Hanashiro usò per primo l’ideogramma che identifica il karate come arte a mano vuota (primo utilizzo del quale viene erroneamente accreditato Gichin Funakoshi). Kinjo Hiroshi è stato allievo anche di Oshiro Chojo, Gusukuma Shinpan, Yabu Kentsu e Tokuda Anbun.
4. Considerato padre del karate moderno, fu Itosu Ankō (1837-1915) a semplificare le pratiche del quanfa in uso nel 19° secolo ad Okinawa e le introdusse nel sistema scolastico pubblico per promuovere la forma fisica e la conformità morale. È conosciuto soprattutto per il documento da lui redatto nel 1908, intitolato “I dieci precetti”.
5. Avendo studiato quanfa nel Fujian (Cina) e arte della spada giapponese a Satsuma (Giappone), Bushi Matsumura Sokon (1809-1899) è considerato il pioniere principale del movimento di arti marziali che gravitava attorno all’antico castello di Shuri.
6. All’epoca del suo ritiro dall’agonismo, nella metà degli anni ottanta, Patrick McCarthy aveva vinto più di duecento campuonati open di forme, armi e combattimento ed era agonista di livello nazionale.
7. Tra le diverse pubblicazioni di McCarthy, il Bubishi è tra i best seller tra i titoli dedicati alle arti marziali dell’editore E. Tuttle's.
8. Quando gli chiesero chi considerava essere il karateka più impressionante mai incontrato il veterano con oltre 50 anni di pratica e pioniere del karate in America, William Dometrich, scrisse: “Per quel che concerne gli storici devo dire Patrick McCarthy - lui è semplicemente incredibile”. Karate Masters di Jose M. Fraguas Pubblicazione unica 2001, pagina 84
9. In uchina-go (dialetto Hogan) il termine antico Ti-gwa identifica l’insieme delle locali arti marziali eclettiche.
10. L’interesse di Okinawa per il combattimento ad impatto percussivo con mani e piedi deriva dall’apprezzamento per la boxe siamese (poi diverrà Muay Thai) popolarizzata nel Sudest Asiatico nel corso del 18° e 19° secolo; Tegumi identifica l’antica eredità di lotta locale; Qin Na rappresenta l’arte dell’afferrare e controllare popolare tra forze dell’ordine locali, sicurezza privata, guardie del corpo del Re e guardiani carcerari; Hsing/kata sono le forme del quanfa cinese del Fujian (Toudi-kenpo).
11. Itosu Ankō fu pioniere di una versione semplificate del quanfa che venne introdotta nel sistema scolastico di Okinawa ad inizio 900 come pratica aggiuntiva ai programmi ginnici. Itosu Ankō evidenziò il valore fisico, morale e sociale del Karate nel 1908, quando scrisse al Minstro dell’Educazione e al Dipartimetno della Guerra: “Il Karate non solo rafforza e disciplina il corpo, quando e se vi è la necessità di combattere per la giusta causa, il Karate fornisce la forza di rischiare la propria vita a supporto dello scopo. (paragrafo 1) Lo scopo principale dell’allenamento nel karate è quello di rafforzare il fisico in modo che si possano usare mani e piedi come fossero armi. Il Karate coltiva il coraggio e il valore nei bambini e deve essere incoraggiato nelle scuole elementari. Non dimenticate quello che disse il Duca di Wellington dopo aver sconfitto l’Imperatore Napoleone: “La vittoria di oggi è stata raggiunta per prima cosa dalla disciplina guadagnata nei cortili delle nostre scuole elementari” (paragrafo 2) Dopo appena tre o quattro anni di sforzo incessante nel corpo avviene una grande trasformazione che rivela la vera essenza del karate. (paragrafo 3) Poiché l’allenamento nel karate rafforza muscoli ed ossa, migliora il funzionamento gli organi digestivi e regola la circolazione del sangue, il karateka gode normalmente di una vita più lunga e sana. Per questo motivo se il Karate verrà introdotto nelle scuole e praticato diffusamente potremo produrre capacità difensive senza limiti. (paragrafo 10) Itosu Ankō concluse che, se e quando, il karate sarà diffuso in tutta la nazione, non solo ne beneficerà il popolo in generale ma diventerà un bene enorme per le nostre forze militari”.