traduzione dall'originale inglese di: Marco Forti
Questa traduzione è stata autorizzata dall'autore (la riproduzione di questo testo è consentita solo con il consenso scritto dell'autore)
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L’arte perduta
McCarthy Sensei postula che le intenzioni originarie stabilite dai primi pionieri della nostra tradizione fossero quelle di far studiare agli allievi per prima cosa gli atti abituali di violenza fisica (HAPV) in modo che potessero comprendere come le strategie tattiche e le pratiche applicative erano state sviluppate ed impiegate. La nascita delle scuole di arti marziali commerciali forniva un ambiente sicuro in cui gli HAPV potevano essere sistematicamente riprodotti e le strategie metodicamente ricreate attraverso esercizi a due persone.
Questi sforzi venivano ripetuti con grado di intensità progressivo o esponenziale, a seconda delle attitudini individuali di ciascun allievo, fino a che si sviluppava una spontaneità funzionale e lo studente acquisiva la competenza necessaria ad utilizzare efficacemente i principi applicativi su ogni HAPV. Attraverso questo processo embrionale i primi insegnanti professionisti riconobbero i benefici della ritualizzazione in ricostruzioni a solo di queste pratiche difensive che portarono alla creazione di modelli di risposta individuale. “Il termine Kata significa ‘simbolo’ come l’ideogramma con cui è scritto. Il movimento fisico è solo un veicolo per comprendere ed identificare il principio interiore.”
Intese come meccanismi mnemonici, le risposte-tipo aiutarono gli innovatori a ricordare ed organizzare la pletora di strategie tattiche che stavano sviluppando. Quando le scuole di arti marziali divennero una tendenza in Cina, gli insegnanti di quanfa iniziarono a dipendere pesantemente da questi modelli che venivano utilizzati come strumenti principali nell’insegnamento.
Collegare miriadi di risposte-tipo permetteva agli studenti di esprimere diversi livelli di abilità mentre contemporaneamente miglioravano il condizionamento fisico, mentale ed olistico, rafforzando così il processo di apprendimento complessivo. Nello sforzo di stabilire e standardizzare i programmi di studio in queste prime scuole, i pionieri formalizzarono risposte-tipo univoche in forme geometriche creative. Questo fenomeno rappresentò la culla che portò alla luce i kata.
Comunque i kata non vennero originariamente sviluppati per impartire un insegnamento ma piuttosto per culminare quanto già appreso.
Questo atteggiamento cambiò radicalmente quando l’attenzione si spostò dal classico stile di istruzione uno ad uno o in piccoli gruppi a quello in cui ci si trovava a dover gestire immensi gruppi di allievi nei cortili delle scuole di Okinawa ad inizio novecento.
I programmi di studio vennero semplificati ed il kata divenne il principale strumento usato per promuovere la forma fisica e la conformità sociale nel sistema scolastico di Okinawa.
L’arte perduta
McCarthy Sensei postula che le intenzioni originarie stabilite dai primi pionieri della nostra tradizione fossero quelle di far studiare agli allievi per prima cosa gli atti abituali di violenza fisica (HAPV) in modo che potessero comprendere come le strategie tattiche e le pratiche applicative erano state sviluppate ed impiegate. La nascita delle scuole di arti marziali commerciali forniva un ambiente sicuro in cui gli HAPV potevano essere sistematicamente riprodotti e le strategie metodicamente ricreate attraverso esercizi a due persone.
Questi sforzi venivano ripetuti con grado di intensità progressivo o esponenziale, a seconda delle attitudini individuali di ciascun allievo, fino a che si sviluppava una spontaneità funzionale e lo studente acquisiva la competenza necessaria ad utilizzare efficacemente i principi applicativi su ogni HAPV. Attraverso questo processo embrionale i primi insegnanti professionisti riconobbero i benefici della ritualizzazione in ricostruzioni a solo di queste pratiche difensive che portarono alla creazione di modelli di risposta individuale. “Il termine Kata significa ‘simbolo’ come l’ideogramma con cui è scritto. Il movimento fisico è solo un veicolo per comprendere ed identificare il principio interiore.”
Intese come meccanismi mnemonici, le risposte-tipo aiutarono gli innovatori a ricordare ed organizzare la pletora di strategie tattiche che stavano sviluppando. Quando le scuole di arti marziali divennero una tendenza in Cina, gli insegnanti di quanfa iniziarono a dipendere pesantemente da questi modelli che venivano utilizzati come strumenti principali nell’insegnamento.
Collegare miriadi di risposte-tipo permetteva agli studenti di esprimere diversi livelli di abilità mentre contemporaneamente miglioravano il condizionamento fisico, mentale ed olistico, rafforzando così il processo di apprendimento complessivo. Nello sforzo di stabilire e standardizzare i programmi di studio in queste prime scuole, i pionieri formalizzarono risposte-tipo univoche in forme geometriche creative. Questo fenomeno rappresentò la culla che portò alla luce i kata.
Comunque i kata non vennero originariamente sviluppati per impartire un insegnamento ma piuttosto per culminare quanto già appreso.
Questo atteggiamento cambiò radicalmente quando l’attenzione si spostò dal classico stile di istruzione uno ad uno o in piccoli gruppi a quello in cui ci si trovava a dover gestire immensi gruppi di allievi nei cortili delle scuole di Okinawa ad inizio novecento.
I programmi di studio vennero semplificati ed il kata divenne il principale strumento usato per promuovere la forma fisica e la conformità sociale nel sistema scolastico di Okinawa.
... fine diciannovesima parte ...
Copyright © Patrick McCarthy